“Dottore, mi deve scrivere il Levamal per il mal di testa, il diuretico per la pressione, lo Starnutin per l’allergia…”

 

Questo è il tipo di richieste che io che “faccio il medico della mutua”, mi sento rivolgere continuamente, come se il mio studio fosse un vero e proprio supermercato del farmaco. E che mi fa sentire ridotta a un mero scrivano, sotto la dettatura/dittatura di un utente prepotente che reclama il suo "diritto alla salute" (perché paga le tasse), non capendo l'inganno di cui è vittima.

 

Secondo l’acuta analisi di un collega (il dott. Franco Bifulco, Direttore Sanitario dell'Ospedale di Tarquinia), gli sforzi fatti per “socializzare la medicina”, cioè di renderla accessibile a tutti e non solo a pochi privilegiati, hanno purtroppo avuto come effetto la “medicalizzazione della società”.

 

Sempre più spesso, ci si rivolge al medico e al farmacista chiedendo loro di trovare una “soluzione” ai nostri “problemi” di salute.

 

Qualsiasi sintomo, infatti, non è considerato un messaggio che il nostro corpo ci manda per aiutarci a rimetterci sulla giusta strada, ma piuttosto un fastidio da mettere a tacere al più presto con un farmaco.

 

Il medico è diventato quindi un dispensatore di rimedi, e viene valutato dal paziente/impaziente solo in funzione della rapidità con la quale riesce a far scomparire il suo sgradevole sintomo.

 

Io non credo in questo tipo di medicina. Dobbiamo ricordare che la parola "malattia"  ha come radice "male" , e non sempre il male viene per nuocere. Dobbiamo accettarlo come un'occasione per fermarci ed ascoltarci. 

 

La salute è  il risultato di una corretta “igiene di vita”, basata innanzitutto su una alimentazione nutriente e nutritiva, e sulla cura del delicato equilibrio tra corpo, anima e psiche.

 

La vera funzione del medico, secondo me, è quella di fungere da specchio, nel quale potersi riflettere per capire meglio le radici del nostro male e modificare qualcosa nelle nostre abitudini, spesso condizionate dall'esterno.

 

Dai tempi di Ippocrate, infatti, lo studio della medicina è stato profondamente radicato in quello della filosofia, per comprendere l'equilibrio dinamico dell'uomo nel suo ambiente (fisico, sociale, familiare, professionale etc.). 

 

Questo è l’approccio che offro ai miei pazienti, convinta che anche nel Sistema Sanitario Nazionale ci sia spazio per una medicina meno “medicalizzante”, orientata a salvaguardare il "capitale salute" che ognuno di noi riceve alla nascita.

 

 

 

 

 

 

 

 

"La gente è alimentata dall'industria alimentare che non si interessa della salute, ed è curata dall'industria farmaceutica che non si interessa dell'alimentazione." Wendell Berry

 

"Siamo pronti a cambiare la nostra vita che nella maggior parte dei casi giusta non è? Cambiare è una delle cose più difficile da fare. Il cambiamento ci fa paura e nessuno vuole veramente correggere il proprio modo di vivere. Per questo siamo più favorevoli alla terapia oggettiva; per questo preferiamo curarci l'asma con l'aerosol, l'allergia con gli antistaminici e il mal di testa con l'aspirina.

Questo è molto più facile, e molto più sbrigativo, che mettersi a capire che cosa provoca in noi questi malanni. Se scoprissimo poi che sono dovuti all'abitare in una casa che ci è poco congeniale, alla compagnia di gente insulsa, al mangiare cose sbagliate e al fare un lavoro privo di significato, saremmo disposti a cambiare? 

Cambiare, come si fa? Questo senso di impotenza aumenta la nostra predisposizione al mal-essere."

Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra (2004)

 

"La malattia viene quando la gente si allontana dalla Natura. La gravità della malattia è direttamente proporzionale al grado di separazione. Se una persona malata ritorna ad un ambiente sano spesso la malattia scompare".

M. Fukuoka